"In generale, dubita sempre di chi sostiene “Ho capito subito che Dio non esisteva”, e in particolare di quelli che lo hanno capito alle elementari. Significa che non hanno mai messo in discussione le conclusioni che hanno raggiunto alle elementari. La loro interrogazione su Dio si è fermata al mattino in cui hanno capito che la suora raccontava una storiella. E quelli che in Dio ci credono, o che ne discutono e ne ammettono la possibilità? Dovrebbero essere tutti più deficienti di loro a nove anni – e poi lo spocchioso sarei io."
Questa è una frase che Leonardo ha scritto qualche tempo fa, in un post di “autodifesa” dalle critiche (tra le altri, le mie) di quanti non avevano apprezzato il suo post contro gli autobus dell'UAAR.
Questa frase mi ha molto colpita. Giustamente, uno dice, dato che è rivolta direttamente a me. Ma non mi ha colpita come avrebbe voluto Leonardo, dato che è un'accusa evidentemente senza senso: ci sono moltissime cose che le persone decidono o capiscono in tenera età, e ciò non pregiudica il loro normale sviluppo mentale o la loro capacità di imparare e applicare l'arte del dubbio. Se un musicista raccontasse che fin dall'età di 9 anni aveva capito che la musica era il suo destino, nessuno gli direbbe di vergognarsi per la sua assurda e spocchiosa ristrettezza mentale. Né, che so, genera scandalo dire che fin da piccoli si è sempre stati amanti degli animali/ permalosi/ omosessuali/ grandi lettori. Il fatto che una preferenza o un tratto distintivo della propria personalità si manifesti presto non significa né maggiore genuinità/purezza né minore realtà/profondità: è un dato autobiografico come un altro. Appigliarsi a questo per accusare chi non la pensa come noi di essere incapace di mettere in discussione le idee infantili mi sembra davvero fuori luogo.
Ovvio, dipende un po' dalle proprie, personalissime code di paglia. Se uno mi dicesse che fin da quando aveva 9 anni sapeva già che Tom Waits faceva cagare, credo che anch'io mi arrabbierei e cercherei di sminuire la dignità di tale precoce illuminazione!
Ho riflettutto su altri due aspetti connessi a tale frase e, quindi, a tale critica.
1. Sto forse dicendo che i credenti siano meno intelligenti di quanto io fossi a 9 anni?
Beh, mi è difficile non pensare che i bambini che sentivano le stesse storielle che propinavano a me nell'ora di religione, dovevano essere o stupidi, o distratti, o indifferenti, per non trovare assolutamente incoerenti e irrazionali tali storie.
In parte, al contrario, proclamo la mia completa ignoranza e incapacità di comprensione davanti al fenomeno del cattolicesimo. Cioè capisco il fascino delle religioni, e in alcuni casi la gioia o il sollievo che portano al fedele. Però quando si scende nel dettaglio, non riesco a immaginare come funzioni, esattamente. E questa incomprensione non posso attribuirla né a mancanza di spiritualità (sono propensa a credere che tutto il pianeta sia un'interconnessa entità mistica che canta l'ohm, e se aveste visto cosa ho visto io a spasso nei pascoli di Palenque, Messico, ne sareste convinti anche voi) né a mancanza di fantasia (vampiri, leprechaun, streghe, Grandi Antichi: io mi bevo tutto). Semplicemente non capisco come si possa pensare che questo corpo, così fragile, così esposto ai pericoli, così esposto a malattie dolorosissime e malformazioni terrificanti, abbia un qualsiasi legame con un Dio benevolo. Non capisco come si possa pensare, guardando l'Universo, a un Dio antropomorfico. Non capisco come si possa credere che Ratzinger possa, in alcune occasioni, parlare per conto di Dio, e mica da sempre (del tipo Piccolo Buddha, no), ma solo da quando i suoi colleghi l'hanno eletto al posto di quello prima che è morto. Non capisco come si possa pensare che a Dio freghi qualcosa di anticoncezionali e simili, ma contemporaneamente non capisco come si possa dire “Sono cattolico, MA - non vado in chiesa/ non mi riconosco nelle gerarchie ecclesiastiche/ non credo ai dogmi – eccetera”. Non capisco.
Io ho conosciuto molti evangelici, alcuni cattolici ferventi, molti cattolici praticanti, moltissimi cattolici non praticanti, un pastore battista, un paio di buddhisti, un Hare Krishna, e online un paio di musulmani. Ho sempre rispettato le loro convinzioni, anzi mi sono rallegrata che nella loro vita avessero qualcosa che riuscisse a “tenerli insieme” con tanta efficacia. Ma il mio rispetto e la mia simpatia non mi ha mai aiutato a capire cosa diamine gli passasse per la testa.
Penso di essere più intelligente? Penso di essere io, e solitamente sono felice di essere io e non un'altra. Ma soprattutto sono felicissima, davvero felicissima di non pensarla come loro.
2. In effetti mi capita spesso di pensare o riferirmi ai miei 9 anni. È un caso, o c'è stato qualcosa di particolare in quel momento della mia vita?
A 11 anni entravo nell'adolescenza (sì, precoce. incazzata e precoce), quindi dicevo addio alla lucidità per entrare in un mondo di rabbia, depressione, improvvisi cambiamenti d'umore, insensate passioni, ormoni e così via. A 7 anni ero ancora una bambina felice, spensierata, protetta dal male del mondo, troppo piccola per interessarmi al mondo degli adulti.
A 9 anni era già successo tutto. Mio padre era già in cassintegrazione; avevo già scoperto le differenze di classe tra me e i miei parenti, tra me e gli altri bambini, e di conseguenza avevo elaborato un'idea di "ingiustizia sociale"; avevo già sviluppato le mie prime idee e propensioni, ed erano, e mica parlo solo di religione, molto diverse (a volte radicalmente opposte) da quelle dei miei pari, per cui avevo già scoperto l'incomprensione reciproca e la solitudine interiore; il mio corpo aveva già iniziato a tradirmi, trasformandomi da graziosissima bambina in graziosissimo Vogon; ed erano già capitate alcune cose brutte che mi avevano rapita e portata in un universo parallelo in cui tutto sembrava uguale a prima, solo che ovunque si nascondeva la menzogna, la stortura, il buio.
Non posso negare che nella mia precoce decisione di lasciare la religione agli altri, tutto ciò abbia avuto la sua parte.
È stato allora che ho capito che le cose così non erano giuste ed era necessario che cambiassero radicalmente. Col passare degli anni è accaduta una roba stranissima: non è successo. Né il mondo è cambiato, né io sono cambiata in modo da adattarmi al mondo, o almeno capirlo, o almeno rendermelo indifferente. Davanti a questo colpo di scena, mi sono convinta che sarei morta presto: avevo preso la legge di Darwin molto seriamente, e quindi mi aspettavo che da un momento all'altro il mondo mi avrebbe, giustamente, fatta fuori, eliminata. Non immaginavo come, ma sapevo che sarebbe successo. Immaginavo il mondo come un organismo sano che mi rigettava, in quanto non per forza dannosa, ma come minimo incongruente.
Perciò, quando qualcuno mi chiede - magari perché se ne sente offeso personalmente (capita) - se mi sento più intelligente degli altri, mi mette in un grave imbarazzo. In parte sì, dato che credo sia comune a tutti ritenere che le proprie scelte siano migliori di quelle altrui (altrimenti, è lapalissiano, se ne farebbero di altre, o meglio si farebbero quelle di altri). Ma la base di tutto, delle mie decisioni, del mio sentire qualcosa come sciocca o come intelligente, come giusta o sbagliata, c'è questa inossidabile, invincibile convinzione di essere al posto sbagliato. Di non c'entrare nulla con il mondo, di essere anormale nel senso di patologica, di essere come la gente, per stare bene e avere successo e una vita lunga e felice, non dovrebbe essere.
Per cui, alla fine, sono pienamente d'accordo con Leonardo: diffidate di gente come me.
martedì 24 febbraio 2009
diffidate
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9 commenti:
ehi, guarda che leonardo è un tontacchione sopravvalutato, piantiamola di cagare le parole di leonardo come se valessero sempre la pena (non la valgono quasi mai).
Concordo con Brullo.
Non conoscevo 'sto tipo prima di questo tuo post, ho letto qualche suo scritto a caso, non capisco il motivo della sua fama.
Poche idee scritte mediocremente. Non ti curar...
Sì, dopo un lungo periodo in cui l'ho letto con grande interesse, ora mia ha deluso. Ma gli spunti di riflessione possono arrivare da ogni luogo! :)
Anch'io non conoscevo il soggetto - e forse era meglio così. Il post di autodifesa mi ha fatto ridere finché non è diventato irritante per la sua pedanteria.
Poi, certo, gli spunti si trovano ovunque, ed anche su un cumulo di letame possono sbocciare violette.
Ma questo non mi rende il letame più gradito.
Quanto al sentirsi più intelligenti degli altri, mi pare rimanga una opzione che non è stata analizzata: e sela risposta fosse semplicemente che sei più intelligente degli altri?
Qualche problema?
In questo caso cosa c'è, un tribunale per l'equità intellettuale che ti condanna alla lobotomia?
Io credo che la risposta standard alla domanda "Ti senti tanto furbo?" sia "So di esserlo, e sto per dimostrartelo" :-)
Ciao, è la prima volta che leggo il tuo blog, ti ho letta su "Sorelle" e mi ritrovo parecchio in quello che dici.
L'ho capito 10 anni che se tu e i tuoi due fratelli più piccoli avete il morbillo e tua nonna vi lascia a casa da sola per andare a messa, qualcosa non funziona nell'essere religiosi. Se a 10 anni il prete ti permette di tenere le cuffie nell'ora di religione, perchè non è in grado di rispondere alle tue estenuanti domande... idem.
Siamo poi talmente accerchiati dalla religione che non serve pure Leonardo a difendere certe posizioni...che stanchezza.
@Pillow Book: io mi ricordo che durante il catechismo venivo considerata "brava" dall'insegnante semplicemente perché ero così sola da non avere nessuno con cui parlare. E pensavo: cavolo, se questo tizio non capisce una roba così evidente, come posso fidarmi di lui per qualsiasi altra cosa?? :)
è la prima volta che leggo il tuo blog, e dopo un paio di post mi rendo conto di quanto probabilmente la pensiamo uguale so molte, molte cose.. forse per le esperienze comuni? forse per il background socio-culturale? forse per avere la stessa forma mentis, o 'intelligenza'? non so, ma mi sono riconosciuta tantissimo in ciò che hai scritto e la mia umile risposta è: no, ci fanno credere di essere disadattati, soltanto perchè ci distinguiamo da quella massa che proclama di essere cattolica senza manco sapere cosa vuol dire.. e perchè vediamo le cose al di là della facciata che ci propinano da quando siamo nati..
Trovo molto stupido addurre la propria fede o non fede ad un maestro di religione conosciuto a nove anni. Fa molto comunista(cioe' non credo perche' il partito lo impone a prescindere)
Mentre trovo molto intelligenti e chiare le argomentazioni di Leonardo, condivisibili o meno.
Ciao ciao
Cippa, "addurre" significa "portare avanti" ("ad", movimento, + "ducere", portare/guidare), quindi la tua frase non significa una ceppa.
Non significa una ceppa manco il resto del commento, dato che il comunismo non è credere in dogmi imposti da coloro che presiedono una gerarchia: quello è il cattolicesimo, semmai.
(ho smesso di essere comunista all'età di 16 anni, tra l'altro, quindi se la tua era un'accusa, hai mancato totalmente il bersaglio)
Il motivo per cui non credo, è che la religione mi sembra un'idiozia, da qualsiasi prospettiva io la guardi. Nonostante possa anche condividere parte della filosofia di vita e dell'insegnamento morale connesso ad alcune religioni (ma non al cattolicesimo, di certo), non c'è nulla nella fede che mi sembri necessario o anche solo auspicabile.
Spero che quest'argomentazione ti possa risultare sufficientemente chiara, anche se ammetto non possa essere giudicata granché intelligente, dato che non è frutto di raffinata dialettica, ma solo di verità.
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