martedì 17 marzo 2009

un'altra, grazie

Un paio di settimane fa alla radio mi sono trovata ad ascoltare il conduttore chiedere un’opinione sul motivo per cui la crisi non si vede nei consumi di leisure urbano - insomma, il solito “i ristoranti son sempre pieni”. Le risposte erano di due tipi, provenienti da due tipi di persone diverse: i giovani e i non giovani. I non giovani dicevano che la gente è malata di consumismo. I giovani dicevano: ristorante? io lavoro da 10 anni come precario, la crisi non la sento perché per me la crisi c’è sempre stata, e non ho bisogno di ridurre i consumi dato che non ho nulla da consumare.
(la risposta alla domanda era ovviamente: Milano non fa testo, deficiente. questa città è piena di ricchi, te ne sei accorto ora? oppure cosa, pensi forse che qualche mese di crisi economica possa radere al suolo un’intera casta?)

C'è qualcosa che mi urta profondamente nella retorica della descrescita felice. In parte perché spesso mi sembra che nasconda una tentazione alla nostalgia del passato, l'impulso al "tornare indietro". Personalmente non ho intenzione di decrescere di un solo millimetro! Io voglio crescere un sacco, al contrario; voglio una ricerca che mi sforni tecnologie che possano coniugare benessere e sostenibilità - non voglio tornare indietro. Capisco che ad alcuni piace l'idea di tornare alla natura, di vivere in campagna eccetera: ma è un desiderio e un'inclinazione personale, trovo molto ingiusto che venga venduta come la soluzione dei buoni.
Il secondo motivo per cui mi irritano certi discorsi su consumo, riciclo, autoproduzione, è che, di nuovo, non si tratta di soluzioni ma solo di hobby mascherati. Del tipo: "Ti è piaciuto il decoupage? Unisci l’utile al dilettevole e fatti il sapone in casa, vedrai, sarà ancora più divertente". E di nuovo: preferisci usare il tuo tempo libero oziando? Fellone! Dovresti darti da fare e cucinarti le maschere per la pelle con le piante grasse!

Ma io dico: invece di produrre alternativamente delle cose, non puoi semplicemente farne a meno?
Cosa te ne frega della pelle secca? Al massimo acchiappa al volo un barattolo di crema all'hard discount, che te le tirano dietro, e bon. Tanto no, tu non vali comunque.
Idem con la menata del farsi il pane in casa e tutto il resto. Non fingete che non sia semplicemente una roba divertente da fare, non ditemi che si tratta di risparmio o qualità, vi prego. A quanto vedo coi miei occhi, un buon 80% della popolazione è in sovrappeso, da lieve a grave, il che significa che no, non abbiamo alcun bisogno della pizza casalinga, e quindi no, non si tratta di risparmio, perché ci sono poche spese superflue quanto il cibo che ingurgitiamo come otri da mattina a sera.

Ah no certo, non si può dire. Bisogna dire che ci si gode la vita, la buona tavola, che su tutto si può risparmiare ma non sul buon vino, eccetera. C'è un canone ed è comunque il canone del consumo. Se proprio non puoi permetterti il prodotto finito, procurati gli ingredienti e fattelo da te - ma per dio non farti mancare nulla: ne moriresti.

Ma la cosa che definitivamente mi fa incazzare, è la scoperta della crisi. Torno alle prime righe di questo post: la crisi per un sacco di gente, soprattutto giovani, c'è da sempre. Da quando siamo usciti dalle superiori non fate che ripeterci che non c'è posto per noi, che siamo in esubero, che abbiamo studiato troppo o troppo poco o comunque cose inutili, che non avremo la pensione, che non avremo la mutua, che non avremo il mutuo, non avremo una casa, non avremo una famiglia. Da dieci anni ormai ci prendete e ci buttate, ci fate lavorare a singhiozzo, ci licenziate senza preavviso, ci fate pagare delle tasse senza darci nulla in cambio, e ora ci venite a parlare di contratti di solidarietà, di sussidi di disoccupazione, di cose che comunque varranno solo ed esclusivamente per i lavoratori già protetti, quelli sindacalizzati, quelli delle grandi aziende, quelli che non siamo noi. Per noi, è "No future" da quando siamo nati.
E ora che voi finalmente annusate un pochettino della merda in cui viviamo, ci venite a dire di non andare a berci una birra perché "non sta bene, c'è la crisi"?

Ma andate a cagare, voi e la macchina per il pane.

31 commenti:

Paul The Wine Guy ha detto...

True story.

Anonimo ha detto...

Post meraviglioso.

Anonimo ha detto...

ciao. un simpatico post, ma non credo tu abbia capito bene il discorso del decoupage felice. a decrescere non dobbiamo essere noi, né tantomeno le tecnologie. dev'essere l'economia e l'industria! ma secondo te, tutti quei +% all'anno hanno davvero un senso? cioè, può la casa automobilistica x continuare ogni benedetto anno a fare più macchine dell'anno precedente? La banca y può ogni maledetto anno fiscale guadagnare di più dell'anno prima? E soprattutto, è possibile che ogni volta che invece di più fanno meno possono scaricare tutto su di noi poveri precari (limortasciloro)? La decrescita felice secondo me dovrebbe essere una mentalità aziendale per cui per l'anno prossimo cerco di fare lo stesso risultato dell'anno scorso, non di più, perché - babele docet - a furia di andare sempre più in alto la torre crolla.

peace, love and unemployment.

Giorgio Jannis ha detto...

Bah.
Mescoli banalmente delle osservazioni di sociologia spìcciola dei consumi, riconducendole a filosofie e contenuti di taglio economico (la decrescita) che forse non cogli appieno.
Lo stile è quello solito del bambino cinico che in italia fa molto blogger scafato; potevi almeno decrescere dal livore alla critica distruttiva, sarebbe stato sufficiente. Ma è questione di stile.
Pensami, quando chiuderai l'acqua del rubinetto per lavarti i denti (a meno che tu non stia di buona lena lavorando per diventare Paris Hilton).

ps: che Paul e Dania commentino qui, significa che il meme "decrescita e blogopalla" è ormai ufficiale. Chissà cosa ne verrà fuori.

Anonimo ha detto...

standing ovation. clap clap clap.

Irene ha detto...

@mik: io ho capito benissimo la descrescita felice. mi sembra che al contrario non l'abbiano capita le troppe persone che ne parlano e che volgarizzano il discorso proprio parlando di decoupage e saponi fatti in casa. comunque capisco perfettamente il tuo commento, perché non puoi conoscermi se vieni qui per la prima volta. :)

@ Giorgio: leggo Latouche da quando la maggior parte di quelli che ora parlano di decrescita guardavano la televisione aspettando che arrivasse Beppe Grillo a dir loro cosa fare. sono nel boicottaggio da 10 anni e da altrettanti sono vegetariana, e mica perché mi piacciono le verdure. non ho l'auto per una questione di risparmio, economico ed energetico.
posso capire, ripeto, che tu possa fraintendere questo post dato che non mi conosci: ma dato che non mi conosci, sii più educato per cortesia. è quello che mi aspetto, sai, dai nonviolenti.
e Paul, per quanto ne so, mi legge da quando ero su splinder, un paio di anni fa, quindi non credo mi commenti perché il post è su friendfeed o per robe di meme.

Paolo Marani ha detto...

Io non credo che la decrescita sia Hobby mascherato come dici tu.

Non è unire l'utile al dilettevole, ma disunire il NECESSARIO dal SUPERFLUO.

Oggi fare l'orto urbano è davvero un vezzo, domani potrebbe essere una dolorosa necessità.

Per questo è importante che la decrescita (felice o no, purtroppo è inevitabile, non tutti facciamo la spesa da BVlgari...) sia accompagnata da un modello di società alternativo!

Passa per l'autoproduzione, è vero, ma anche per la voglia di una MAGGIORE TECNOLOGIA, semplicemente indirizzata a qualcosa di utile e non alla crescita economica in se.

Se vedi solamente l'aspetto radical-shic e romantico della cosa, non hai colto appieno la sua portata.

Serve più tecnologia per costruire una casa che non sia un colabrodo energetico, non di meno.

Non è il decoupage, è la SOSTENIBILITA' ambientale. Quella cosa che fino a che si rimane schermata dalle cremette, il decoupage, e il conto in banca, nemmeno ti accorgi a cosa serve, ma appena hai a che fare con le difficoltà del mondo reale, diventano subito evidenti a chiunque.

La decrescita felice non è un auspicio, è una necessità.

Anonimo ha detto...

10 minuti di applausi, soprattutto per il periodo finale.

Giorgio Jannis ha detto...

Guarda che tu hai mandato a cagare me e la mia macchina per il pane! E poi rispondo alterato :)

Organizzo personalmente (con la Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia) la 4° Festa della Decrescita, probabilmente a Trieste, in autunno: ci vieni?

Anonimo ha detto...

L'ha già detto Livefast: Clap clap clap!

Anonimo ha detto...

Irene, alla fine - decrescita o no - questo post ha fatto già abbastanza buzz con tanto di applausi e contro-applausi. forse se leggevo il resto del blog intorno al post capivo che potevo evitare di spiegarti la decrescita hahaha però - sai - ci sono persone (anche precarie) che inorridiscono a sentirla nominare come fossero Fusa ("oddio, moriremo tutti").

Anonimo ha detto...

un altro post uguale, grazie :)


poi volevo anche dire che esistono molti modi di decrescere felicemente tipo questo, che l'ultimo paragrafo spiega perchè quando si chiede alla cina di limitare le emissioni di co2 delle sue fabbriche la cina vi guarderà come vi guarda il vostro gatto quando provate a spiegargli le teorie di schrödinger, e che latouche è la rimessa laterale nel rugby.

Anonimo ha detto...

In effetti anche io ti conosco poco, ma presumo di avere compreso quello che hai voluto intendere e ciò che ti irrita. E lo condivido.

Inutile, alla lunga, che un certo pigro benpensantismo abbia scoperto solo superficialmente l'ovvio e ci ricami sopra, dettando addirittura comportamenti "virtuosi" e pretendendo fastidiosamente di atteggiarsi a maestrino (non solo di retorica): oltre al mancato centramento di reali motivazioni e obiettivi, oltre al sorgere, per pressappochismo, di facilonesche incomprensioni, si ritornerà sempre da capo.

Ho capito male?

Anonimo ha detto...

uh, non so nemmeno come ci sono finito quì, ma l'ultimo paragrafo fotografa la nostra generazione quasi meglio di "servi della gleba". ciao!

Giorgio Jannis ha detto...

Ti lascio un link ad un mio post simile. Ciao.
link

Anonimo ha detto...

post bellissimo

Noodles ha detto...

post eccezionale. Davvero non si capisce che fine faremo. Poi dicon la nuova generazione non ha ideali, non sa sognare! E grazie al puffo, diciamo noi. E' da quando siamo nati che ci dite che c'è crisi, che non c'è lavoro, che il futuro è incerto... che le cose stanno pure peggiorando. E come diavolo facciamo a sognare e idealizzare e progettare? Bisogna avere un ottimismo coi pallettoni. E pur avendolo, come si fa a sognare così apertamente senza sentirsi degli imbecilli?

Anonimo ha detto...

Grande post (soprattutto la fine) però non sono completamente d'accordo: io credo che la crisi ci sia per tutti ma come sempre noi gggiovani la sentiamo di più e la novità sta proprio in quel che dici: che finalmente la sentono anche i tutelati, quelli che prendono stipendi a cui noi non arriveremo mai, che andranno in pensione e che possono fare mutua.

Gibilix ha detto...

Capisco lo sfogo e in gran parte lo condivido, ma attenzione a queste sparate dove c'è un voi e un noi così generici, si può rasentare il qualunquismo.

Poi non capisco cosa c'entri la decrescita felice con l'intervista radiofonica all'inizio. Non mi pare che predicare la decrescita felice equivalga a biasimare chi si fa una birra al pub racimolando gli spicci risparmiati qua e la. Anzi, io ci vedo proprio il contrario: razionalizza le tue spese in modo che ti possa godere cio che è importante per te. Impariamo a fare cose in maniera più economica, rinunciando a volte al "massimo" della comodità, proprio perché così magari ci possiamo permettere un piacere in più (che sia la birra o il ristorante).

Anche io sono cresciuto con le stesse tue minacce: non avrai una pensione, non avrai il lavoro fisso, ecc... Anche a me piacerebbe avere la sicurezza del posto fisso che mi permetta di vedere oltre l'anno e pianificare un futuro, ma questo non ha nulla a che vedere con la capacità di gestire le risorse in maniera oculata, cosa che secondo me è conveniente per tutti sempre, tranne che per chi specula sulle debolezze umane.

E poi la cultura del riciclo, dell'autoproduzione, dell'uso razionale delle risorse, ecc. per me è quanto di più tecnologico, moderno e geek si possa immaginare: non ci vedo affatto un "tornare indietro". Farsi il pane in casa non vuol dire smettere di usare Internet e la tecnologia.
Semplicemente elimini gl'intermediari che immettono valore fittizio nella catena di produzione dei beni che consumiamo.

Anonimo ha detto...

Amarissimo e verissimo. Grazie.

nda

Irene ha detto...

Intanto grazie a tutti per i commenti, i link, le visite. Non sono abituata. E' la massima soddisfazione riuscire a intersecare i pensieri di altri e esprimerli in maniera che vi si riconoscano... Purtroppo accade quasi solo quando mugugno! In effetti no, non mi si può chiamare un'ottimistona. ;)

@MaRaNtZ: l'aspetto di cui parlo è ciò che vedo da qui, e davvero, non voglio criticare il comportamento ecologico in sé, ma la deriva che ne vedo prendere. che poi io sia assolutamente per il risparmio energetico e per la sostenibilità, questo è fuori discussione.

@eddie: May We Live Long And Die Out.
(non troppo long, possibilmente - parlo per me)

@Dottor Carlo: ma sì che mi conosci, ormai... :) comunque ovviamente sì, hai capito benissimo, non c'era in effetti molto altro da capire.

@Gibilix: certo, si tratta di un post scritto di getto all'una di notte, sono stata se vuoi approssimativa, si trattava di uno sfogo e non di un'analisi sociale. continuo a pensare che sia una roba profondamente diversa, però, comprare il detersivo alla spina e farsi il sapone profumato in casa. ed è anche diverso comprare il detersivo alla spina equosolidale a 2€ al litro, e comprare quello al Penny a 0,70€ al litro. sono queste le contraddizioni enormi del "consumo alternativo" su cui bisogna lavorare, per poterlo proporre come reale alternativa.

Gibilix ha detto...

Irene, hai ragione, su quel genere di contraddizioni c'è ancora tanto da lavorare. E gli sfoghi all'una di notte non andrebbero mai censurati, quindi ben vengano se poi se ne discute.

Comunque complimenti, il tuo post è in ogni caso una provocazione che ha colto nel segno, vista la mole di commenti (soprattutto su Friendfeed). Un post che fa discutere le persone è sempre una cosa molto positiva :-)

Irene ha detto...

@Gibilix: mah, dici? ho visto la discussione su FF partita dalla citazione del mio post fatta da Giulia, e mi è sembrata una cagnara di ricchi che parlano della disoccupazione come se fosse un inevitabile male strutturale e/o imputabile all'inettitudine dei giovani fannulloni/bamboccioni. La disoccupazione è ben altra cosa che due ingegneri e quattro giornalisti che non trovano un posto fisso; ma a quanto pare nella blogosfera questo genere di situazioni stenta ad arrivare... E qui ci sarebbe spazio per parlare, seriamente, di digital divide.
comunque, mi rendo conto che non ti ho risposto alla domanda "che c'entra la birra". il motivo è proprio che nel programma che ho sentito - tanto vale dirlo: era il microfono aperto di radio popolare - la gente che "nonostante la crisi" si permetteva di andare fuori era più o meno esplicitamente condannata dagli ascoltatori nongiovani.

BoNzO ha detto...

L'ultimo paragrafo è da applausi e da pelle d'oca, grandioso!

Gibilix ha detto...

ehm... ammetto che i commenti su FF non li ho letti tutti: ho visto il numero (quasi trecento) e ho letto i primi. Ci casco anche io: quantità non è automaticamente indice di qualità.

Adesso immagino il genere di commenti radiofonici a cui ti riferisci... sono gli stessi di sempre che nascondono un po' d'invidia per la vitalità di chi nonostante le difficoltà della vita non si rassegna a chiudersi in casa, quelli che gli da fastidio la cagnara dei locali o dei centri sociali, ecc... ecc... senza rendersi conto che non è risparmiando 10/30 euro a settimana in birre o aperitivi che si riottiene la fiducia nel futuro.

Però devo dire che capita anche di sentire (e non nella blogosfera, ma al supermercato, negli autobus, nei negozi) di gente che si lamenta che non gli viene dato quel che gli spetta, che non si trova lavoro, che non si arriva alla fine del mese, ma la macchina nuova, il cellulare di ultima generazione e il capo griffato sono indispensabili. Magari indebitati fino al collo.

Qui a Roma, come immagino anche a Milano, gli immensi centri commerciali si costruiscono a ritmi vertiginosi e ancora non ne ho visto chiudere nemmeno uno. Sebbene la povertà avanzi e la disoccupazione (o la malaoccupazione, quella precaria a vita) sia un dramma, a volte sembra che il metro che molta gente usa per discriminare l'indispensabile e il superfluo sia molto discutibile.

Comunque sono d'accordo con te che uscire la sera una o due volte a settimana e comprare il pane gia fatto o il sapone gia fatto invece di farlo in casa non a nulla a che vedere con tutto cio.

E poi l'accenno al digital divide rispetto alle discussioni nella blogosfera... altro spunto interessante, ma è troppo per un commento, poi rischiamo di andare off topic :-)

Anonimo ha detto...

grandioso

Anonimo ha detto...

Le contraddizioni che ingenera la scelta tra "il detersivo alla spina equosolidale a 2€ al litro" e "quello al Penny a 0,70€ al litro" sono grandi davvero.
Ora, io mi baso sulla lettura del libro Guida al consumo critico, secondo il quale occorrerebbe diffidare dei prodotti degli Hard Discount (il Penny è Hard Discount?), dal momento che se possono permettersi di tenere i prezzi così bassi probabilmente risparmiano sulla manodopera (non ti dico come, puoi intuirlo) oppure attuano altre amenità di tipo fiscale e simili.
Ma mi rendo conto che, oltre al discorso meramente economico, potrebbe subentrare un problema di fonti: c'è da fidarsi? Dove finisce il dubbio e comincia la paranoia [cit.]?
Per il momento ho scelto di optare per le cooperative e per i mercatini biologici di vendita diretta. Ma le riflessioni restano.

Anonimo ha detto...

Sfogo sacrosanto!

Anonimo ha detto...

Bellissimo post, bellissimo blog. L'ultima parte poi c'è da tatuarsela... come diceva un commentatore, quasi meglio di "servi della gleba".

Mi unisco agli applausi, grazie.

Anonimo ha detto...

Mi sono permesso di linkare il tuo articolo, che trovo bellissimo, sul forum del Mangione.

http://www.ilmangione.it/forum/viewtopic.php?t=9173

Spero che la cosa non ti dia noia

Anonimo ha detto...

sucaaaaaaaaaaaaaaaaa