venerdì 27 agosto 2010

alcune differenze tra me e una capra



Sono andata in montagna e, imprevedibilmente, sono tornata viva per raccontarlo.

Sono partita senza una guida, una cartina, un depliant, una qualsiasi nozione del posto dove stavo andando, di cui ho cercato il nome su wikipedia tipo due giorni prima di arrivarci. Ho buttato vestiti a caso in uno zaino a caso, usando anche l'ultimo minuto prima della partenza per giocare a World of Warcraft (diciamocelo, lo yoga era meglio), e dopo ore e ore di viaggio mi sono ritrovata, domenica mattina, in Piemonte, a 1500 metri sul livello del mare, in un adorabile paesino in cui l'80% dei residenti, stando almeno ai campanelli, sfoggia lo stesso cognome.

Non che la cosa non si notasse, ecco. Avete presente quei discorsi sull'importanza di preservare la biodiversità? Secondo me non dovremmo limitarla ai formaggi, diciamo. Sembrava di stare nella versione montanara della Maschera di Innsmouth.

Beh, comunque, il programma quotidiano era: andiamo a vedere i cartelli in paese e facciamo qualsiasi escursione entro le due ore. Due ore STOCAZZO, dopo il nostro passaggio spero abbiano rivisto i cartelli, perché di sicuro gli abbiamo inquinato la media. Oggi sono andata a riguardare le escursioni che abbiamo fatto su Gulliver, e ho letto bestialità come "itinerario adatto a tutti", "leggera pendenza", "gita breve e facile" - una gita breve e facile è quella da casa mia all'Esselunga, zio cantante. Trovo ben più appropriate espressioni come "una fottuta scalata" o "un inenarrabile massacro".

Bisogna ammettere che mentre procedevo a stento con ginocchia tremanti e perdita totale della dignità, incrociavamo famigliole al completo - poppanti e vecchi sciancati compresi - in assetto da "eravamo usciti per fare due passi e prendere un gelato ma già che avevamo indosso scarponi da otto chili e bacchette in titanio abbiamo pensato bene di deviare per il lago alpino". Con i bambini che chiedevano ai genitori: "ma quelli perché non hanno gli scarponi? ma non ha freddo quella signora così tutta sbracciata? scommetto che non si sono portati nemmeno da mangiare" (true story).

500 e più metri di dislivello (a quello lì gli sanguinavano le gengive, per dire), affrontati con questo impeccabile equipaggiamento: All Star basse, vecchi jeans che toccano terra, canottiere H&M e crema solare della Lidl protezione 20.

Nei momenti più difficili, mi aggrappavo a un unico pensiero: no cazzo, *non posso* cadere rompermi sette gambe e farmi venire a prendere dall'elicottero, perché altrimenti sicuro qualche blogger ne approfitterà per scrivere della gente che va in montagna a rischiare la pelle eh un po' se le cerca e oltretutto poi paghiamo noi e meno male che almeno non aveva figli.

E, perdio, tutto ma materiale per blogger no.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Dalla parte delle capre

Non so che gusto c'è ma evidentemente molti realizzano le proprie soddisfazioni nel veder arrancare in montagna gli sprovveduti che hanno creduto alle loro false indicazioni. "Quanto c'è ancora per il rifugio?". "Oh, ma va là, son cinque minuti con passo tranquillo". Ecco, mezz'ora di salita più tardi ti siedi sfinito su una roccia e pensi seriamente di chimare i soccorsi con l'eliambulanza.
Le indicazioni sui tempi di percorrenza dei sentieri di montagna sono "medie", Nel senso che scontentano sia i pigri sia gli esursionisti allenati.
Una volta, organizzando un'escursione impegnativa, leggemmo sulla guida del CAI che ci saremmo dovuti aspettare un cammino impegnativo per raggiungere il lago alpino. Bene, abbiamo tirato fuori tutta l'attrezzatura migliore,abbiamo fatto adeguate provviste e siamo partiti in gruppo. Grintosi sin dalle prime falcate, belli nel nostro abbigliamento tecnico super accessoriato. Quando sul sentiero abbiamo cominciato a superare famigliole con il pallone e il borsone frigo ci siamo scambiati uno sguardo di complicità ed un sorriso di commiserazione per gli ignari gitanti. Poi appena con il nostro passo volitivo abbiamo superato una mamma che spingeva un passeggino (con il figlio dentro) abbiamo pensato che la meta dei gitanti in sandali fossse qualche area pic nic lì dietro l'angolo. Invece, solo una decina di minuti dopo, abbiamo svoltato un tornante trovandoci con decine di persone sulla riva del "nostro lago". Non ci siamo fermati: avevamo vergogna; così abbiamo fatto finta di andare moolto più su.

Allenati.
Mario

deasense ha detto...

Beh, ma vuoi mettere la soddisfazione di avercela fatta?! ^_O

Irene ha detto...

Mario, bellissimo lo sguardo "dall'altra parte"!
L'unica volta che abbiamo provato a chiedere un'indicazione, in dettaglio "Dov'è che parte il sentiero per il percorso X", la risposta è stata "Di là, davanti, a sinistra". Non è mai stato così difficile reprimere un "mabbaffanculo!".

@deasense: la soddisfazione maggiore è quella di non essere comparsa in un trafiletto di cronaca di "Cronaca Qui - Torino" alla voce "turisti idioti morti male"!

Roberto ha detto...

"la versione montanara della Maschera di Innsmouth" mi ha fatto piegare.

che poi stavo pensando quasi proprio alla stessa cosa, mentre leggevo.