giovedì 2 giugno 2011

l'indispensabile post sulle elezioni

La mia scheda elettorale era immacolata. Grazie al cazzo, ho cambiato residenza l'anno scorso - no, non è per questo. In realtà io non voto; cioè, non votavo.

Non voto - cioè, non votavo - perché non credo nella democrazia. Non penso che sia un sistema che garantisca sufficiente giustizia e libertà, per cui ho sempre cercato di pensare, parlare e discutere un'alternativa. La chiamerei anarchia se non fossi intimidita dalla parola, e se volessi chiamarla.

Scendendo a terra, non votavo perché prendevo sul serio il voto. Il voto è una delega incondizionata, senza possibilità di ritiro, ripensamento o controllo, della propria libertà di scelta e della propria voce, a un'altra persona. Equivale al dichiararsi incapaci di intendere e volere e di affidare - nell'ultimo, isolato guizzo di consapevolezza prima del declino nella demenza totale - ogni decisione sulla propria esistenza politica e, in gran parte, sociale, a un altro individuo.
È un po’ la differenza tra guardare una bistecca e vedere un secondo, o vedere un pezzo di cadavere. Può succedere che qualcosa faccia clic e tu non vedrai mai più del cibo, vedrai solo un pezzo di cadavere; e molti se ne offenderanno e molti non ci crederanno, ma tu vedi un pezzo di cadavere e ti fa anche un po’ schifo, e proprio non te la senti di mangiare una roba del genere.

Una volta ho votato - anzi, due: un’elezione amministrativa e una politica. Era perché, sapete, bisognava fermare Berlusconi. Non riesco a ricordare quando né come, ma sono ragionevolmente certa che in nessuno dei due casi i miei candidati sono andati al governo.
Se non altro, sono felice di essere abbastanza giovane da non aver votato il governo che ha bombardato la Serbia. Mi sono già sentita abbastanza colpevole e complice di quell’infamia senza dover sopportare il pensiero di aver messo per iscritto il permesso di uccidere della gente in mio nome.

Poi, niente, quest’anno ho votato per Pisapia.
Ci ho pensato molto, e mi sono decisa a farlo perché non sto facendo nient’altro. Anni fa facevo politica: m’informavo, leggevo, discutevo; preparavo il cambiamento con la riflessione e la pratica, con l’esempio e la militanza. Da anni non faccio nulla di tutto ciò; se qualcuno mi chiede cosa ne penso, allora rispondo, ma è proprio il mio massimo. Non manifesto, non occupo, non so più dove sono girata, non me ne frega nulla; addirittura mi capita di comprare Nestlè.
Ogni tanto ho dei moti di indignazione, ma nel vuoto siderale della mia testa non c’è abbastanza ossigeno per un cerino, figurarsi per il fuoco della passione politica.

Ho pensato che, senza questo tipo di coinvolgimento, i discorsi di cui sopra non sono anarchia, non sono alternativa: sono solo apatia. E dato che la mia libertà e la mia voce non le uso per fare nulla, non mi servono più, posso ben barattarle con il rassicurante senso del dovere democratico.

Sono contenta che abbia vinto Pisapia. Ho letto il suo programma e mi è piaciuto. Ho dato il mio voto per una donna di Sel che mi sembra competente e seria, e sono soddisfatta della scelta.

Non sono andata in piazza. Sono contenta che ci siate andati, e che siate stati bene; ho visto delle foto, dei grandi sorrisi, e vedere tanta gente tutta contenta non può che far sorridere. Ma non comprendo in pieno il motivo che vi ha spinti ad andare in piazza a festeggiare.
Cerco da una ventina di minuti le frasi per spiegare quanto mi siete sembrati strani, ma non è facile e non credo di riuscirci.

Molti hanno linkato questa vignetta di Makkoz, ma io non la capisco. Chi ha vinto cosa? Ciò che è successo dipende da me, da te? Siamo andati sui monti a guerreggiare contro l’invasore? Abbiamo occupato la fabbrica mettendo in ginocchio il signor padrone? Abbiamo fatto la rivoluzione impadronendoci del Palazzo d’Inverno? Non abbiamo fatto un cazzo, se non aspettare che anche “loro” si stancassero e venissero nel nostro carruggio, non si sa quanti per convinzione e quanti per disperazione.
Niente, continuo a provarci ma non riesco a trovare le parole. Sopravviveremo, suppongo.

Bon, tutto è bene quel che finisce bene. Come al solito non so come finire, quindi me la cavo con l’immancabile canzone.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

(sempre l'ospite fisso, sempre io ;)
guarda, lo capisco. per di più, pisapia ha vinto anche (soprattutto?) perché la destra ha perso voti.
però.
1. sulla delega: è una contraddizione, sicuramente. però non sono sicura che sia equivalente ad un assegno in bianco. e credo che non possiamo occuparci di tutto. mi pare difficile, ora come ora, pensare ad una società senza rappresentanza. a meno di una rivoluzione, certo. Ma anche in quel caso: chi si occupa dei volantini e chi di coltivare l'orto? Così, tanto per.
2. per me la questione più contraddittoria rimane la personalizzazione.
3. sono andata in piazza e non la confondo con la partecipazione. e nemmeno userei il linguaggio del calcio per le elezioni politiche. però ci sono andata e mi sono divertita. perché tutte le persone erano lì per festeggiare il raggiungimento di un obiettivo comune.
4. no, non siamo andati sulle montagne. però credo che la campagna di pisapia abbia stimolato tanto - di questo sì, sono convinta - la partecipazione dal basso, sulle cose più piccole. E' vero, ci sono un sacco di contraddizioni. però credo che il senso di comunanza sia importante. aiuta a fare le cose.
5. che fine hai fatto, by the way?

Anonimo ha detto...

ebbasta cazzo! che è sta mortifera apatia? vuoi continuare a morire dentro? accendi di nuovo la speranza, no? dai, di vita ne hai una sola, perché buttarla via così?

Irene ha detto...

@ospite fisso: 1. non so come funzionerebbe una società libera, senza rappresentanza. non l'abbiamo mai vista. un giorno, forse, ce ne saranno e sembreranno normali. l'unico modello che mi viene in mente è quello descritto da Ursula K Le Guin in Quelli di Anarres. ma il fatto che non sappiamo come si faccia non significa comunque che l'alternativa sia sempre rappresentanza o caos. 2. già. 3. non sono sicura che "obiettivo comune" sia appropriato; parlerei di "speranza condivisa". altrimenti, in piazza ci sarebbero andati solo i militanti, mentre così non è stato. 4. ok, mi fido; se lo dici, avrai ragione. 5. grazie per la domanda.

@Anonimo: sto facendo un dottorato, non ho una vita.