mercoledì 15 luglio 2009

con gli occhi di un bambino

Li ho letti, per carità, tutti quei libri che parlano di quanto sia bello essere bambini, di quanto profondi siano i bambini, e di quanto si possa imparare dai bambini. Sapete, tipo "l'essenziale è invisibile agli occhi" e via dicendo. Dato che quei libri li ho letti quando ero sufficientemente piccola da non pormi il problema del mio rapporto col mio "bambino dentro", non ricordo la mia reazione.
Però ora che ci penso, voglio dire, che diavolo significa "l'essenziale è invisibile agli occhi"? Di cosa stiamo parlando? Emozioni? Ma le emozioni sono visibilissime. Volete dirmi che non sapete dire, guardandone l'aspetto e il comportamento, se una persona è innamorata, offesa, impaurita, annoiata, intimidita, nervosa, felice? Allora, scusate eh, ma è che siete babbi voi. A meno che si tratti di emozioni nascoste, ma per quanto uno sia un bravo attore, non ci si nasconde a lungo e a tutti. Quindi? "Le cose molto ben nascoste sono difficili da vedere"? Va beh, grazie al cazzo.
O forse parlavate dell'ossigeno, che è invero essenziale e invisibile agli occhi.

La premessa mi è sfuggita di mano; intendevo dire che questa retorica di quanto insomma i bambini siano puri e che bello riuscire a vedere il mondo con gli occhi di un bambino, a me sembra un po' una cagata. Finora, i bambini che ho conosciuto non mi hanno detto nulla di rilevante.
Infatti non riesco a capire che fascino ci sia in queste creature - a parte per le madri a cui immagino scatti qualche sorta di automatismo, boh. Ma gli altri, quelli non coinvolti geneticamente?
"Vedere con gli occhi di un bambino" significa capire come intepreta il mondo un outsider che si trova all'oscuro delle leggi fisiche e delle norme sociali che noi diamo per scontate, penso. Bene, è interessante, fondamentalmente è il programma dell'etnometodologia. Ma non ho bisogno di un bambino per questo: basta un qualsiasi straniero, un leghista, o, se proprio avete la passione per la gente non autosufficiente, anche un minorato mentale può andare al caso vostro.
La mia domanda è: non è molto, molto più divertente, interessante, "istruttivo", profondo frequentare una persona adulta che ha la capacità di uscire dal mondo per osservarne clinicamente l'ovvio, piuttosto che frequentare un bambino che è semplicemente ignorante?
No ma i bambini sono tanto teneri, mi direte. Sì, sono programmati per essere teneri e noi siamo programmati per riconoscerne la tenerezza; ma sono teneri per 5 minuti, al sesto stanno rompendo i coglioni. Perché anche gli animali sono teneri: fai loro due carezze e morta lì. I bambini no, li devi ascoltare: e inevitabilmente parlano di stronzate, perché, ricordiamolo, sono ignoranti. Non puoi parlare con loro di un film, di un libro - ma che dico, nemmeno del tempo.
E invece di riconoscere umilmente la loro totale inutilità, e quindi tacere, sono abituati a essere al centro dell'attenzione, e parlano, e raccontano, e a volte pure vogliono giocare con te.

Cioè intendiamoci, se il figlio di qualche amico o parente mi si appiccica e vuole parlare con me, io non è che reagisco pugnalandolo agli occhi, ci sto anche. Non sono molto brava, ma ci posso stare. Posso anche trovare piacevole la creatura in sé, riconoscerle intelligenza, simpatia, buon carattere. Ma dopo mezz'ora mi sto già dicendo Che stress, ma perché non la portano via e mi lasciano parlare con uno della mia specie? Ma ciò non accade, perché la gente suppone che io, in quanto femmina ormai dell'età appropriata a ingrossare la mia panza e le fila dei servi del Signore, adori disquisire di cagnolini, gormiti, amichetti dell'asilo o "quella volta che abbiamo preso il treno". Perdio, perché dovrei essere interessata a tale compagnia?
Beh, perché i bambini piacciono a tutti - no? Certo: e anche i Cesaroni e i film di Vanzina incontrano un grande successo se è per questo.

Sì, esatto: questo post nasce dall'esaurimento in me prodotto da 5 giorni di convivenza con un quattrenne, e dalla consapevolezza che me ne restano altri 11. No, il quattrenne è al sicuro, non preoccupatevi: mi sfogo su di voi apposta. Nessun Gormito o pallina-astronave del cazzo è stato danneggiato per la stesura di questo post.

15 commenti:

Giulia ha detto...

I bambini sono divertenti per i motivi che dici tu (li guardi mentre scoprono le cose, e li vedi materialmente scoprire le leggi della fisica, le relazioni interpersonali, il mondo), ma li vedi anche adattarsi rapidamente alle scoperte fatte (cosa che con un minorato mentale non succede, per esempio). Poi, i bambini sono persone. Per cui ce ne sono di simpatici e di insopportabili. Quello che è toccato a te, mi sa, appartiene alla seconda categoria.

francesco ha detto...

bon, la prossima volta che ci si vede, mi porto la bimba, allora ;-)

Irene ha detto...

No Giulia, affatto: è un bravo bambino (penso che la qualità della simpatia non si possa attribuire a un bimbo che non sa ancora esprimersi: al massimo può essere divertente, ma involontariamente).
Anche gli altri che ho conosciuto lo sono, con pochissime eccezioni. Ci sono bambini a cui mi sono affezionata molto, ma come ci si può affezionare a un gatto, diciamo - più per il piacere di affezionarsi che per ciò che realmente ti dà l'altro. Bambini che spero che crescano perché io possa realmente relazionarmi a loro; ma finché non raggiungono almeno la proprietà del linguaggio, che rapporto può esserci?
Sono "persone"... Anche un leghista è una persona, ma ciò non basta a renderlo una compagnia piacevole.

@francesco: e pensa che in generale le bambine mi si appiccicano con passione! :)

Elvezio Sciallis ha detto...

Si impara ogni giorno eh. Io pensavo che il singolare di Gormiti fosse Gormite...

perdiqualsole ha detto...

“L’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore” è una frase sull’amore, sui sentimenti. Non credo sia una frase legata all’essere bambini, anche se parliamo del Piccolo Principe. La frase la dice la volpe, se non sbaglio, che sta spiegando al principe che il giallo del grano prima tanto insignificante ora ha acquistato un senso perché le ricorderà i capelli dorati del bimbetto che ha imparato ad amare. No non sono le emozioni, l’essenziale di cui si parla. Credo sia il senso che acquista la vita, il colore che prendono le cose vivendo e amando. Quel senso è segreto, nascosto, diverso per ognuno.
Poi, che i bambini non siano né puri né buoni lo sappiamo da quando Freud per la prima volta s’è preso la briga di osservarli davvero e ha cominciato, come capita spesso, da quello che aveva attorno, i suoi figli. Immagina lo scandalo che fece ai primi del ‘900 sentir parlare di fasi della sessualità dei bambini, di bambini che amano la madre e sognano di giacere con lei togliendo di mezzo il papà.
Poi, forse non è solo lo “straniero” a non dare le cose per scontate. Solo l’estraneo alle cose le guarda con occhio nuovo? Un bimbo che vede qualcosa che non conosce ha negli occhi qualcosa di speciale. Poi le cose si sedimentano, diventano note, conosciute, cessano di essere qualcosa e diventano una parola, una categoria, un’etichetta, un concetto. E stop. Molti adulti non estranei alle cose hanno imparato a tornare indietro (il poco possibile) e ogni tanto si mettono a guardare le cose senza darle per note e per scontate ma cogliendole nell’unicità che offre quel preciso istante in cui si ritrovano a osservarle.
Farlo sempre sarebbe un’assurdità, ma perché dovrebbe essere solo l’occhio di chi ignora, di chi non conosce a poter vedere davvero le cose?
I bambini, visti da lontano, sono inquietanti, spaventosi. Fragili, vulnerabili, in balia degli adulti e di un mondo di cose che non dipende da loro. Influenzabili, suggestionabili, deboli e ignari.
Come altre cose, come la vecchiaia, la malattia, la povertà. Cose che urtano e fanno provare a molti un fastidio profondo. Per altri non è così. Per chissà che motivo.
Non si può parlare di granchè con un bimbo?
Dipende dall’età. A otto anni mia nipote sa dirmi delle cose che mi fanno pensare parecchio. E ho conosciuto un bambino di undici anni molto più intelligente della maggior parte delle persone che conosco. Non è che sono solo ignoranti o solo fragili e immaturi. Non sono rigidi, non sono arroganti, non credono di saperla lunga sulle cose, non hanno ancora quello sguardo sempre stanco e saputo tipico di tanti adulti.

Ospite ha detto...

secondo me sbagli approccio, irene: il bambino può essere (ed in effetti va) educato. modello pavloviano stimolo-risposta.
dunque se associa la tua venuta alla distruzione della palla-astronave è altamente probabile che la volta successiva si levi di torno dopo gli inevitabili baci.
certo, nel suo immaginario sembrerai la copia reale di crudelia de mon (anzi, di una delle Trix, ché siamo aggiornati) e crescendo accarezzerà sogni di vendetta, ma vuoi mettere la soddisfazione?

Irene ha detto...

Federica, non ho scritto che una frase sui bambini, ho scritto che è una frase tratta da un libro di quelli che lodano la "profondità" dei bambini. Lo so che la frase si riferisce ai sentimenti: il mio punto è che i sentimenti sono normalmente visibili.
Ho iniziato il post con quella prefazione per sottolineare il fatto che spesso chi ama la retorica dello "sguardo che non dà nulla per scontato" poi spesso dà a sua volta per scontate le frasi "poetiche" lette nei libri che parlano di quant'è bello non dare nulla per scontato. Voglio dire: o ci si fanno domande sempre, o mai; troppo facile farsi le domande sulle cose su cui non siamo "suscettibili".

Che i bambini siano buoni o cattivi, non è il punto. Il punto è che la loro "freschezza" non m'interessa, perché non m'interessano le cose raggiunte senza impegno né lavoro né sacrificio. Preferisco l'intelligenza di un adulto disposto a mettersi in questione, che la facile, immediata, non-riflessiva "innocenza" di un bambino.

Che poi, random, un bambino possa rifilarti delle perle di saggezza, dipende più dal tuo ascoltarle che da quello che dice: credo che, se uno è nel mood giusto, anche aprire a caso un libro di cucina possa regalare un momento di riflessione.

@Ospite: sì, e poi la mamma mi spezza le braccine!

perdiqualsole ha detto...

Non volevo discutere del “punto” del tuo discorso, mi piacciono molto le sfumature e le cose che si dicono di contorno, per dare l’impressione del senso di quel che si vuol dire o per ricrearne l’effetto e finisco per soffermarmi su quelle. Non capisco cosa intendi per doversi far domande sempre o mai. Mi sembra una cosa idiota sia farsele sempre che non farsene mai. Della freschezza dei bambini, comunque, non importa nemmeno a me. E nemmeno del Piccolo Principe. Neanche lo sguardo nuovo o inottusito mi sembra cosa rilevante. E la retorica sulla retoricità dei discorsi ancor meno. Mi piace discutere ma so che non è il posto adeguato e mi piaci tu.

Irene ha detto...

Sì beh Federica sucsa se insisto, ma non ti piace discutere, ti piace scrivere. Perché discutere è dialogare, uno dice una cosa e l'altro risponde partendo da ciò che ha sentito; mentre ti alle mie risposte reagisci dicendo che stavi seguendo un filo del discorso tuo che è ovviamente impenetrabile agli altri, e che tutto quanto ho scritto ti sembra inutile e irrilevante e non interessa parlare di quello. Voglio dire, fai pure, però si chiamano "libere associazioni", non discutere. :)

Probabilmente dire "o tutto o niente" è idiota, ma non trovo affatto idiota mettere tutto in discussione. Anzi mi sembra fondamentale per sviluppare spirito critico e capacità di pensiero autonomo. Inoltre se non metti in discussione che alcune cose, è molto probabile che quelle siano le cose "facili", quelle che non comportano un grande sforzo. Per dire, siamo tutti bravi a dire che sarebbe bello vivere in una società senza denaro, ma se inizi a mettere in discussione la democrazia già la gente s'incazza e non diventa più tanto tollerante e open-minded. Per questo dico che bisognerebbe "forzarsi" a mettere in discussione proprio le cose che sembrano più "naturali" e anche vicine a noi.

digito ergo sum ha detto...

mboh. mica lo so, neh. so solo che ci ho messo una vita (e mezza) a rivedere il mondo con gli occhi di un bambino. ora vivo molto meglio. l'unica cosa che non rimpiango dell'infanzia - e degli occhi con cui la si guarda - è Igor Miti, un compagno di scuola rompicoLLioni.

per il resto, dets oll folks. ora vado, la palla è mia e viene con me.

ev a nais dei

perdiqualsole ha detto...

Cara la tua domanda è "non è molto, molto più divertente,interessante, "istruttivo", profondo frequentare una persona adulta che ha la capacità di uscire dal mondo per osservarne clinicamente l'ovvio, piuttosto che frequentare un bambino che è semplicemente ignorante?". (Ti cito così almeno visto la mia difficoltà a cogliere i punti almeno mi aggrappo alle tue parole). Ma non è che gli adulti "frequentino" i bambini, li cerchino per parlarci, per far cose con loro. Interagiscono con loro se capita o se sono i loro bambini. non è che un adulto vada al parco sperando di far amicizia con dei bambini e poi di frequentarli come se fossero degli "amici". Ovviamente un adulto preferisce gli adulti, anzi non è una preferenza. Gli adulti nel nostro mondo stanno con gli adulti. Non ho mai visto nessun adulto parlare con un bambino pendendo dalle sue labbra come se da esse potesse scaturire chissà che saggezza o virtuosa freschezza. E gli adulti non è che si trovino di fronte a scelte simili, parlo con un bambino oggi o con un adulto saggio o con uno un po' ignarantino o sto col mio cane che non sa nemmeno parlare ma è tanto coccoloso? Nella vita uno prende un po' quel che capita, il figlio di un'amica con cui scherzare un po' visto che se l'è dovuto portare appresso ma può anche scegliere di fissare per un po' la vascetta del pesciolino rosso senza sperare di ricavarne qualche grossa verità sulle cose. Capita.

Irene ha detto...

Beh certo, allora siamo d'accordo. Quella che trovo asfissiante è la retorica del "oh quanto sono saggi i bambini", mica il parlare coi bambini o i bambini in sé. Poi calco la mano per far ridere e anche per bilanciare a modo mio quella retorica, ovvio.

tatalla ha detto...

Ciao, Irene! Sono una "sorella" (D'Italia, of course:-) e volendo fare un giretto sul tuo blog mi sono fermata subito al primo post: quanto sono d'accordo con te! Io mi diverto solo col mio, di bambino, e soprattutto da quando ha cominciato a crescere. Ma quando aveva quattro anni, in effetti, un po' mi rompevo persino io...ma non lo puoi mica dire, ti crocifiggono, specie se sei la madre!

Shardan ha detto...

"Finora, i bambini che ho conosciuto non mi hanno detto nulla di rilevante".

"..ma sono teneri per 5 minuti, al sesto stanno rompendo i coglioni."

"..e inevitabilmente parlano di stronzate, perché, ricordiamolo, sono ignoranti."

"invece di riconoscere umilmente la loro totale inutilità, e quindi tacere, sono abituati a essere al centro dell'attenzione".

Che disgusto, ma come fai ad essere cosi' cinica?
Se pensi che coi bambini non si possa parlare di film, problemi e relazionarsi in maniera logica come gli adulti (cosa che hai detto), vuol dire che li reputi pari a te; e questo e' un tuo problema di identita'. Sono diversi, soprattutto da te.
Forse non ti e' chiaro il fatto che siano persone e quindi secondo il tuo canone inutili.

Eliminiamo i bambini, ma anche i portatori di handicap, etc..

Dalle tue affermazioni si capisce che non riesci a relazionarti con un bimbo, e quindi dato che non lo capisci, solo perche' diverso da te, lo odi.
Dovresti fare un lungo cammino per curare la tua socialita'.
In questo tuo stato e' meglio che non abbia un figlio nel futuro prossimo, potresti forse ammazzarlo perche' ti ammorberebbe coi suoi piagnistei???

Io credo che i bambini siano stupendi e non perche' siano dolci o buoni o teneri, perche' questo puo' anche non essere vero; sanno essere anche cattivi e fanno delle cose schifosissime...
Ma guardano al mondo con umilta'( questo sguardo che tanto ti sfugge) e quindi disposti ad imparare ed ad accettare ineluttabilmente il bisogno dell' "altro". Cosa che noi adulti non facciamo.

E questa umilta' non li portera' mai a giudicare l'ignoranza altrui, scambiata per diversita', come fai te. Ricordati poi che ognuno di noi e' sempre ignorante rispetto qualcuno piu' colto.

Prova a sporcarti le mani col bambino, relazionati a lui senza pensare a cosa potresti farci se fosse piu' grande[attenzione], potresti accorgerti della bellezza e del fascino del bambino, che senza maschere e senza paranoie ha uno sguardo che tanto ti sfugge.

Irene ha detto...

@tatalla: non ho visto molte puntate di Desperate Housewives, ma ricordo quella in cui la bionda aveva iniziato a prendere il Ritalin per riuscire a tollerare i propri bambini... E mi ha fatto riflettere su quanto le madri siano abbandonate a se stesse nel gestire questo tipo di sentimenti, da un lato totalmente isolate dall'altro "circondate" da esempi fasulli e ipocriti.
Certo, poi quando invece le cose vanno bene, non so se esista maggiore felicità di quella che può dare un figlio...


Shardan, tu sei un ragazzetto petulante e immaturo che m'ha seguito dal blog di Elvezio solo per continuare a fare polemica anche qui. Ti sei più volte dimostrato così ottuso e avverso al dialogo da rendere totalmente inutile un qualsiasi scambio dialettico. Non ho alcun interesse nei tuoi confronti, quindi pensa ciò che vuoi, non perderò certo il sonno per le tue parole.