lunedì 22 ottobre 2007

la stazione centrale di milano

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Viaggio in treno.
Viaggio in treno, non posso né voglio fare altrimenti. Sono quasi dieci anni che percorro la tratta Genova-Milano e ritorno, in certi mesi una volta alla settimana, in certi anni una al mese. Quando ero giovane e illusa, avevo addirittura il taccuino da viaggio, un'orrenda Moleskine a quadretti. Orrenda non la Moleskine in sé (anche, eh), ma i quadretti; io odio i quadretti. Un regalo di una persona che ci credeva molto più di quanto abbia fatto io. La storia della mia vita: circondata da persone che ci credono.
Comunque. Uno scrittore con cui avevo una bella corrispondenza un giorno mi scrisse: a nessuno interessa di te, racconta piuttosto delle Storie. Io non avevo alcuna intenzione né di raccontare di me, né di raccontare delle storie; ma un sacco di gente insisteva a farmi scrivere. A me bastava scrivere belle lettere e buoni esami di sociologia, ma ciò non era sufficientemente creativo per gli altri. Così, quasi per accontentarli, ho utilizzato l'orrenda Moleskine come diario di viaggio. Descrivevo gli altri passeggeri, nei minimi particolari; descrivevo il paesaggio al di là del finestrino. Il paesaggio, beh, non offriva molta sponda; i passeggeri invece davano un sacco di soddisfazioni.

Beh, ma questo non c'entra nulla.
Sono quasi dieci anni che viaggio in treno, e ho visto un decadimento del servizio impressionante, che ognuno dei pendolari che mi legge può confermare; ma nulla ti può davvero preparare alla Stazione Centrale di Milano.

Io non ho idea di cosa diavolo sia accaduto a Milano. L'amministrazione di centro-destra? Certo, è un dato importante quando si parla di servizi sociali e spesa pubblica, ma non so quanto possa incidere sulla vivibilità della città. La recessione? L'immigrazione? La sovrappopolazione? L'inquinamento? L'anoressia? I lit-blog? Non riesco realmente a trovare una causa a questa rovina. Rispetto a Genova, che apparentemente malvolentieri si reinventa dal nulla e con successo, rispetto a Torino che scopro più bella, più interessante, più vivace a ogni visita, Milano sembra una città distante, sconfitta; sulle cugine ha ancora un vantaggio, quello delle maggiori opportunità lavorative, che però sembra frutto solo di una distrazione, una dimenticanza o un'illusione ottica.

La Stazione Centrale è un incubo. Ma per favore, sia chiaro, non sto parlando di borseggiatori o tossicodipendenti o altre amenità, sto parlando solo ed esclusivamente della stazione in sé.
I lavori che vi stanno effettuando da mesi, a differenza di quanto accade in altre città, hanno reso praticamente inaccessibile la stazione; chi non la conosce e soprattutto non conosce il cantiere, facile che si ritrovi intrappolato tra labirintiche paratie di legno, che già da sole basterebbero a garantire l'insicurezza di ogni viaggiatore.
Finora, l'unico risultato di questi grandi cantieri è stato il posizionare, a ogni binario, tre o quattro schermi lcd che trasmettono pubblicità a rotazione; pochi commercial, in heavy rotation, da cui è impossibile sfuggire. L'audio della pubblicità viene trasmesso con gli stessi autoparlanti che annunciano gli avvisi relativi al traffico ferroviario; peccato che questi ultimi siano gracchianti e indecifrabili, mentre i BimbiBurini della TIM Tribù, morissero loro e tutti i loro parenti fino al settimo grado, ti perforano le orecchie con cristallini squilli di idiozia.

Causa lavori, è chiuso l'unico bar in cui sedersi a bere un caffè in attesa del treno.
La sala d'aspetto è lugubre, ha solo un paio di monitor dove controllare il traffico, e oltretutto è lontana dai binari, troppo per chi deve guadare il mare di viaggiatori incazzati portandosi appresso valigie e bambini.
Non ci sono altri posti dove sedersi.
Ci sono, verso la fine dei binari, poche panchine di marmo, prive di schienali, sporche di liquidi appiccicosi e di sigarette bagnate, e troppo vicine ai vagoni per non rimanere nauseati dall'odore delle macchine. Ma non è solo una questione igienico/olfattiva: coloro che aspettano, aspettano vicino ai cartelloni, perché ancora non sanno verso quale binario avviarsi. Quindi le panchine non hanno senso se non là dove la gente aspetta: prima dei binari.
Invece no: quello è il luogo in cui puoi trovare TUTTO tranne un luogo pulito dove sedersi.
Tra inservienti che manovrano muletti, promoter di bibite gassate o di telefonia mobile, rappresentazioni di cartone della navicella dei Fantastici4, edicole in soprannumero, statuine sbarluccicanti di santi, beati o santisubito, i viaggiatori in attesa rimangono in piedi come cavalli in stato comatoso, schivando le minacce (piccioni, viaggiatori più aggressivi, bambini suicidi eccetera) con sofferenza, mentre risuona senza sosta il becero spot TIM del giorno.
Le persone anziani, prostrate, cercano di sedersi là dove il piedistallo degli schermi pubblicitari sporge di quei cinque centimetri sui quali, un po' in bilico, se ci si accontenta ci si riesce ad appoggiare per qualche minuto.

Non esagero nulla, volutamente non uso il mio solito tono enfatico. E' così, semplicemente. Un incubo.
Senza nominare le code alle biglietterie, i distributori automatici di biglietti che accettano solo ed esclusivamente pagamenti con carta di credito o bancomat, la mancanza di qualsiasi indicazione all'interno e fuori dalla stazione, la sporcizia, il guano di piccione che macchia qualsiasi superficie, l'odore nauseabondo (ah no, questo l'ho detto), l'illuminazione inadeguata, il numero esiguo di cartelloni degli orari, la mancanza pressoché assoluta di schermi che informino sui treni in partenza e in arrivo (ci credo, gli schermi sono già occupati dalle pubblicità) - insomma potrei continuare per un'altra ora, dato che non c'è una singola cosa efficiente o anche solo sensata in questa stazione.

Milano. La Stazione Centrale di Milano, gente.
Mi chiedo, semplicemente, come sia possibile. Come sia possibile che un dirigente, un amministratore, un responsabile, non debba rendere conto di tale sfacelo a nessuno, o meglio, di come tali persone probabilmente non percepiscano tale sfacelo, o magari nemmeno lo conoscano.
Questa città sta cadendo a pezzi, sotto lo sguardo smarrito dei suoi indaffaratissimi abitanti, i quali sono troppo occupati a morire di lavoro per accorgersi che qualcosa è cambiato, che hanno puntato sul cavallo sbagliato, che la barca affonda e nessuno ha preso lezioni di nuoto.

E io, porco cane, non ho voglia di emigrare a Berlino, sia chiaro.
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15 commenti:

Anonimo ha detto...

Questione di prospettive. La Stazione Centrale non la vedono proprio.
I milanesi vanno in macchina: sentono il profumo degli arbre magique e la musica di 105.
Noi immigrati andiamo a piedi: sentiamo la puzza della strada e le bestemmie della gente.

Comunque brava! Bello questo post su Milano.
A proposito: perché la sezione si chiama "On my own" come la canzoncina di Nikka Costa?

Ciao!
Enea

Unknown ha detto...

boh, io sono uno di quei pazzi a cui francamente Milano piace.

la stazione centrale ora è un po' che non la vedo, ma a me è sempre sembrata molto bella per la media delle stazioni ferroviarie italiane. l' architettura grigia e maestosa soprattutto.

sarà che sono abituato a quelle di Bologna e La Spezia che sono veramente dei posti del cazzo privi di qualsiasi cosa (l'unica cosa positiva è che quella di Bologna è piena di edicole).

ma i tuoi commenti su sala d'aspetto, sporcizia, mancanza di panchine etc. valgono per qualsiasi stazione ferroviaria io conosca. non è che milano sia peggio o meglio.

il fatto che le macchinette accettino solo bancomat o carta di credito secondo me è un segno di civiltà: usare le banconote o le monete porta a inevitabili bestemmie della gente in coda mentre qualcuno cerca disperatamente di far accettare alla macchinetta un foglio da 5 euro tenuto insieme con lo scotch. senza contare che la gente dovrebbe prenotare, se possibile, prima, via internet. almeno per gli IC e gli eurostar usare il ticketless è talmente comodo che non capisco chi non lo fa.

Anonimo ha detto...

Perche`, com'e` la stazione di Berlino? ;-)

Irene ha detto...

Grazie Enea! Non so perché m'è venuto in mente "on my own", tra l'altro notoriamente io non so l'inglese quindi invento le espressioni.
Nikka Costa??

brullo, guarda che a me Milano non dispiace. Certo, da genovese freddolosa, abituata al vento e al mare e ai monti tutt'attorno piuttosto che alla nebbia all'umidità e all'assenza di orizzonte, non posso proprio dire di essere felicissima di vivere a Milano; ma ci vivo da anni, ci sono affezionata, esteticamente mi piace (giuro), ho intenzione di rimanere qui a lungo.
Anche la Stazione Centrale a me piace un sacco. Pure da fuori.
Però davvero, negli anni è diventata invivibile in modo allarmante.
Ti giuro che a Porta Nuova, a Termini, a Brignole o Piazza Principe non solo le condizioni sono migliori, ma non si avverte il disprezzo per il viaggiatore, e soprattutto la follia organizzativa, di Centrale.
Inoltre, come io per scelta e necessità non ho patente e macchina, c'è chi per scelta e necessità non ha conto corrente e bancomat, chi non ha internet; sono solitamente le persone più fragili del mucchio, e appesantirle con un ulteriore fragilità, quella cioè di non poter usufruire di un servizio, mi sembra molto incivile. Oltretutto la prenotazione dei treni, così come concepita da Trenitalia, è un ricatto a cui non intendo cedere.

@Oscaruzzo: gelida, immagino!

Orazio ha detto...

Ehm ehm.... ti ho passato un meme. Vedi il p.s. da me. :-)

Anonimo ha detto...

La stazione di Milano, che architettonicamente è un edificio splendido, lugubre ed esorbitante , si sta trasformando gradualmente in un affollatissimo ma vuoto contenitore di demenza pubblicitaria ed ergonomica. Rispecchia, in questo, il progressivo decadimento autistico del resto della città, immemore di ciò che era e ignava su ciò che potrebbe essere. Il centro, un palco osceno e patetico dei conti correnti. E il resto, un popolo in ritirata, definitivamente impaurito e perso nelle chiuse psicosi dei condomini.

Cionostante, per noi esuli, la città continua a conservare una segreta cifra materna in cui è confortevole abbandonarsi: a patto di sottrarsi al terribile sistema di sensi unici spaziali, temporali ed esistenziali che la sta uccidendo.

Anonimo ha detto...

OT: Te vojo bene.
(non ti dico perché, ma sono sicuro che l'hai capito)
[Ste]

SiG ha detto...

Faccio capolino per la prima volta nel tuo blog: bello, complimenti. Scopro che sei appassionata di sociologia e noto che t'interessi di treni, di stazioni e città. Questo mix di nozioni mi ha subito ricordato che un mio professore di sociologia ha pubblicato qualche anno fa un libro intitolato - se non ricordo male - "Antropologia della stazione centrale di Milano". Lui un tipo in gamba, brillante. Chissà, magari ti può interessare, cerca su IBS.it...

Io sono di Milano, mi permetto di dirti che la questione della decadenza urbana è davvero molto complessa e delicata. Il destino di una città non dipende soltanto dai suoi abitanti: c'è di mezzo la politica, il danaro pubblico, il pressing delle lobby. Parlare dei "milanesi troppo occupati a morire di lavoro" è soltanto una visione macchiettistica della città, lasciamelo dire con tutta franchezza. A presto.

Anonimo ha detto...

salve,a nome del comitato "Irene" for president volevo ringraziarLA del suo post di risposta alla lipperlini.
Sappia che ci sono almeno una decina di omaccioni disposta a sposarLA così su due piedi.
Cordialità,
Associazione "Irene For President"
;)

Irene ha detto...

@Ste: un bacio!

Simone, grazie del consiglio; conosco il libro e gli autori, mi ha sempre incuriosita ma non l'ho ancora letto...
Comunque non intendevo dire che il degrado è "colpa" dei milanesi in genere, ma che la decadenza della città (economica, artistica, civile) è un fatto di cui molti milanesi ancora non si accorgono, perché "distratti" dalle prospettive occupazionali che Milano ancora offre - per poco e a a prezzi crescenti: orari di lavoro che si allungano per tutti, contratti sempre più precari in ogni fascia, innalzamento dei prezzi delle case anche fuori dal territorio urbano ecc - per questo "ci si ammazza" di lavoro.

Caro omaccione: sono commossa. Ma temo che come sposa sarei una delusione: un'insopportabile scassacazzi, che non sa nemmeno cucinare! No, no, non roviniamo il nostro rapporto: come idolo delle folle, rendo di più! ;)

Anonimo ha detto...

La stazione di firenze è anche peggio...
gran bella casa questa, scoperta leggendo i tuoi commenti al vetriolo;) su cabaretbisanzio...
andrea

Anonimo ha detto...

mi unisco all'innumerevole schiera dei tuoi pretendenti. Almeno potrò dire che ti conoscevo da (un po') prima. Ciao!

VIPERA ha detto...

Un blog giovane giovane (son più vecchia di te di due mesi eh) ma con una personalità molto forte!
Sei bravissima, mi piaci! ;-)

VIPERA ha detto...

Ah, perdonami..Ho visto che prima avevi un altro blog...Vabbè, però questo è più bello! :-D

Irene ha detto...

@andrea e vipera76: benvenuti e grazie!

@miic: tu hai la precedenza, senza dubbio.