mercoledì 10 ottobre 2007

"A casa d’Irene stasera si va"

"42 orizzontale: Una Papas attrice."
Ecco dove m'è servito il mio nome di battesimo. Nelle parole crociate.

Per il resto, quand'ero piccola questo nome mi era alquanto sgradito. A me piacevano i nomi ebraici di tre sillabe e possibilmente piani, come Michela, Manuela, Noemi, al limite pure Daniela. Insomma, diciamo: senza la erre.
Sì, perché io la erre, fino ai cinque, sei anni, non la pronunciavo proprio bene. Non che avessi la erre moscia, era più... tipo gli inglesi, no? In pratica la saltavo. Anche la esse mi dava serie difficoltà, e se non sbaglio c'era qualche altra lettera su cui ero un po' incerta.
In pratica, di quello che dicevo io non ci capiva un cazzo nessuno. Tornavo dall'asilo quasi sempre in lacrime perché qualche maestra m'aveva rimproverato per un'azione della quale non ero riuscita a discolparmi, sempre a causa della distanza linguistica.
Tipo "Incompreso", per capirci.
Infine m'hanno mandata da una logopedista e in un baleno ho capito tutto e sono diventata la più insopportabile logorroica della famiglia. Cioè, lo ero già, ma prima non si sapeva cosa stessi dicendo. Tempi che i miei genitori rimpiangono ancora, per dire.

Solo che la erre, gente, la erre ancora adesso è un problema. Non si sente, ma faccio ancora un po' di fatica, soprattutto quando sono stanca o me la trovo accanto ad altre consonanti; in ogni modo, è la lettera dell'alfabeto che più mi sta antipatica.
(insieme alla gi, perché si approfitta della effe che è un po' tonta; la e se ne accorge e lo denuncia, ma purtroppo la gi detiene i mezzi di produzione per cui non le si può fare molto. anche la di ha un brutto carattere, sta un po' sulle sue, ma credo sia per il suo accento straniero. la i è molto viziata, e la esse si crede chissà chi... insomma, nessuna lettera è proprio uno stinco di santo, ma la erre è la peggiore e basta.)

Insomma, un nome con dentro la lettera più antipatica, già partiva male.

Poi, un giorno mentre stavo inventando una storia (di principesse guerriere, eh, le solite cose) avevo bisogno di un nome da principessa e mia mamma mi ha detto di guardare nelle pagine rosa lì in fondo al suo vecchio dizionario. Così ho scoperto che il mio nome significava Pace.
Bella cosa, eh, dato che alle elementari ci rimbambivano di temi sulla Resistenza e che bella che è la pace nel mondo che sapete bambini o meglio voi non lo sapete ma sono gli anni Ottanta e personalmente ci caghiamo sotto pensando al nucleare, quindi viva la pace e abbasso la droga, quindi giù di temi sulla pace, una volta ho scritto una poesia sulla pace che ha vinto il primo premio della scuola, che io ho pensato bella lì ma alla fin fine non è mica 'sto granché, perché gli adulti spesso vanno in solluchero per delle cose che fanno i bambini che sono realmente delle cavolate, e magari non danno peso a cose meravigliose tipo quando imparano a pronunciare la esse, ma va beh.
Dicevo, bella cosa ma insomma anche un po' impegnativa, voglio dire, non potevo chiamarmi Foresta, Graziosa, Principessa o Dioèconnoi come tutte, no, pure il valore universale dovevo portarmi sul groppone. Non bastava: dato che la cosa degli adulti di sopra è prima, ogni estraneo/a che mi avvicinava sentiva la necessità di dirmi: "Ma che bel nome! Ma lo sai cosa significa?", o la variante Arancia Meccanica: "Eh, che bambina pestifera, non dovevano mica chiamarti Irene!".

Io, quando ero piccola, odiavo tutti.

Soprattutto mia nonna paterna. Mia nonna la odio ancora adesso, a dire il vero. Mia nonna è il Male, guardate che non sto scherzando. Mia nonna è Minnie Castevet, la vicina satanista di Rosemary's Baby. Mia nonna è la babysitter in "The Omen". E' un Mr. Burns con la pensione di invalidità. Ridete, ridete, un giorno mia nonna vi ghermirà dal buio e vi trascinerà negli inferi, e allora vi pentirete delle vostre sciocche risa.
Mia nonna deplora due cose sopra ogni altre: sua suocera e sua nuora. Io assomiglio a sua suocera e sono la figlia di sua nuora. Il nostro rapporto è stato idilliaco fin dal primo giorno.
Secondo mia nonna, Irene è proprio un nome del cazzo.

Con tutte queste premesse, una dopo averci pensato un po' cerca di indagare il problema alla fonte.
"Mamma, ma PERCHE' mi avete chiamato Irene?"
"Per una canzone che mi piaceva."

Ora.
Avevo un amico di nome Pierpaolo. I suoi genitori volevano omaggiare Pasolini.
Io mi chiamo Irene perché a mia mamma piaceva il ritornello di una canzone di Nico Fidenco.
Nico Fidenco, vi rendete conto? Quello delle sigle dei cartoni animati! Quello di BEM, quello di Sam, il ragazzo del West!
Questa canzone, non si sapeva di cosa parlasse. Sapevo che a casa di quest'Irene si ballava e si rideva, e tutti andavano a casa sua per stare allegri. Io mi vedevo la cameretta invasa da bambini festaioli e già mi giravano i coglioni.

Dopo molti anni mi sono ricordata di questa famosa canzone. L'ho cercata, l'ho trovata e l'ho ascoltata.
Primo: è una canzone tristissima. Ma deprimente, proprio. A un certo punto, non paghi di un iniziale "paese deserto e senza cielo", per dare meglio l'idea si cita pure Montale.
Secondo: Irene evidentemente è la tenutaria di un night club, di un bordello o casa d'appuntamenti che dir si voglia.
Terzo: tutto ciò è meraviglioso. E' così perfetto, nel suo cumularsi di equivoci e coincidenze, che ne sono quasi commossa.
Da quando l'ho realizzato, un paio di mesi fa, ho deciso che avrei dovuto chiamare il mio blog con il titolo della canzone, appunto "A CASA DI IRENE", perché più di qualsiasi nick stravagante esprime alla perfezione il casino devastante, e buffo, della mia vita.



A casa di Irene - Nico Fidenco, 1965

I giorni grigi sono le lunghe strade silenziose
Di un paese deserto e senza cielo

A casa d’Irene si canta si ride
C’è gente che viene, c’è gente che va
A casa d’Irene bottiglie di vino
A casa d’Irene stasera si va

Giorni senza domani e il desiderio di te
Solo quei giorni che sembrano fatti di pietra
Niente altro che un muro
Sormontato da cocci di bottiglia

A casa d’Irene si canta si ride
C’è gente che viene, c’è gente che va
A casa d’Irene bottiglie di vino
A casa d’Irene stasera si va


E poi, ci sei tu a casa d’Irene
E quando mi vedi tu corri da me
Mi guardi negli occhi, mi prendi la mano
Ed in silenzio mi porti con te

A casa d’Irene si canta si ride
C’è gente che viene, c’è gente che va
A casa d’Irene bottiglie di vino
A casa d’Irene stasera si va

Giorni senza domani e il desiderio di te
Nei giorni grigi io so dove trovarti
I giorni grigi mi portano da te
A casa d’Irene, a casa d’Irene

A casa d’Irene si canta si ride
C’è gente che viene, c’è gente che va
A casa d’Irene bottiglie di vino
A casa d’Irene stasera si va
...

17 commenti:

Sauro ha detto...

A proposito di nomi sgraditi quando si è piccini (perchè andare all'asilo e chiamarsi Sauro è una cosa che non auguro a nessuno): a me come mi avresti chiamato? "auo"?
(parlando d'altro, poi, "Non si sevizia un paperino" è un film con i controcosi) ("controcazzi" si può dire?)

CuloDritto ha detto...

Il mio nome vuol dire Potente in Pace, fa te.
Mio babbo avrebbe voluto chiamarmi Corinne in omaggio all'attrice di non so quale film porno, ma alla fine non se n'è fatto niente.

Paul The Wine Guy ha detto...

adesso devo cercarmi il tuo feed per finire il tuo trasloco. Bien, benvenuta su Blogger, stessa merda di Splinder.

Irene ha detto...

Controcazzi si può dire. Questo blog supporta la volgarità come mezzo di espressione surmoderno.

Ma Sauro, ti chiami veramente Sauro? Credevo fosse un nickname. Comunque t'avrei chiamato Sciauio, immagino.

Paul, grazie per l'incoraggiamento! :)

PotenteinPace, io ero lì lì per aggiungere ignominia a ignominia con una variante dell'est: Irina. Rabbrividisco, soprattutto pensando che al Liceo avrei di sicuro subito il titolo di Irina Skassalkazaja!

Anonimo ha detto...

Haha, Nico Fidenco!
però i testi di "Sam" si addicono:
"La faccia nel vento, il ferro nel braccio
ti guardi d'intorno con gli occhi di ghiaccio
non senti dolore con lo sguardo nel sole "

ciao!
Enea

Sauro ha detto...

Nickname? Magari! No, purtroppo mi chiamo proprio così...

Oscaruzzo ha detto...

Ma in effetti anche chiamarsi Oscar quando il cartone animato che va per la maggiore e` "Lady Oscar" non e` molto bello ;-)

Insomma, comunque ci si chiami, TUTTI quanti hanno qualcosa da ridire sul proprio nome...

Orazio ha detto...

Mi piaci anche con questa nuova maschera. Auguri!

Anonimo ha detto...

IRENE è UN NOME BELLISSIMOOOOO.
oh.

Io conosco due bimbette piccine che alla domanda "come si chiama la vostra mamma" rispondono sempre così.

Con quel nome bellissimooooooo.

E detto questo vado su youtube a cercare la canzone.

davide l. malesi ha detto...

"Non si sevizia un paperino" è per me un film di culto perché vi compare, peraltro, l'orrendo nano Domenico Semeraro, che anni dopo troverà morte atroce per mano di un bellissimo ragazzo da lui sedotto.

La canzone non la conosco, ma dal testo mi sa che hai ragione: 'sta casa di Irene mi pare un posto assai ambiguo.

Irene ha detto...

G, è un nome bellissimissimo se è quello della mamma di quelle due bimbette lì... :)

"Non si sevizia un paperino" è un film eccezionale. Quando l'ho finalmente visto non potevo crederci, che al tempo avessero osato un film del genere, e con quel risultato. Quasi umiliante.
(tu, Davide, sempre con le cose losche però, eh?)

Enea, forse non ti ricordi bene il cartone animato. Trattava di un triste bambino di sette anni andava in giro per il west spaccando la faccia a tutti i cattivi. Io ne ho quattro volte tanti e non riesco ad aprire il barattoli del sugo...

Oscar, hai vinto tu, indubbiamente! ;)

Anonimo ha detto...

La mia fallica mamma voleva chiamarmi Volfango, fate voi.

Anonimo ha detto...

pare che questa canzone sia (tuttora) un enorme successo in Grecia. Cioè, lì non conoscono Volare ma A casa di Irene sì.

Irene ha detto...

Volfango è un bel nome.
Per un alano.

Miic, dopo aver scoperto che in Spagna adorano Al Bano e in Messico tutti conoscono Toto Cutugno, non mi stupisco più di niente...

Unknown ha detto...

Ho conosciuto oggi la canzone di Fidenco grazie ad una amica Greca.
Da lì a questo blog il passo è stato breve, specie perchè l'ha fatto google.
Bella questa pagina, ma va detto che a me piace pure la "casa di Irene", mi dà l'idea di un posto divertente e spensierato, non ci vedo tuti questi equivoci, anzi.

Irene ha detto...

evviva la Grecia ed evviva Google! :)

Anonimo ha detto...

confermo che è tutt'ora un successo, in Grecia... facendo jogging oggi ascoltavo la radio e mi sono imbattuta in "a casa di irene". canzone mai sentita prima, cercata poi su google, e mi ha portata qui! saluti da salonicco!